Lunedì 5 novembre 2018

Fil 2,1-4; Sal 130 Lc 14,12-14

12 Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. 13 Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14 e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.

A tutti fa piacere sentirsi ringraziare quando si fa qualcosa per qualcuno. A volte abbiamo anche la pretesa che ciò avvenga: infatti se non vi è riconoscenza per i nostri atti di carità, a volte ce ne lamentiamo. Pensando che non c’è più riconoscenza, che tutto è dovuto. Ma quando, in qualche occasione ci siamo liberati di questa tara, abbiamo cioè gioito in noi per qualche piccolo gesto di premura o di carità, di cui nessuno si è accorto, allora forse abbiamo provato la sensazione di cui parla il Vangelo, quella beatitudine promessa da Gesù a chi vive secondo l’amore disinteressato che Dio ci ha mostrato in Gesù Cristo.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

Un pensiero per riflettere“La pratica della saggezza cristiana non consiste nella profusione di parole, né nella sottigliezza dei raziocini o nell’ambizione delle lodi e della gloria, ma nell’umiltà sincera e volontaria che il Signore Gesù Cristo, dal seno di sua madre fino al supplizio della croce, ha scelto e ha indicato come pienezza della forza. (San Leone Magno)