Giovedì 29 novembre 2018

Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9a; Sal 99 Lc 21,20-28

Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Gesù non nasconde che ci saranno fatti sconvolgenti, che ci saranno profezie apocalittiche, che ci saranno momenti di paura e di panico, ci sarà un giudizio su come si sarà vissuto. Nasconderlo ci allontanerebbe dalla realtà momentaneamente, per farci ricadere nella disperazione quando la nostra evasione dalla realtà stessa sarà impossibile. Tanto vale sapere, conoscere, capire e vivere in questo mondo con la nostra personalità, i nostri talenti e i nostri limiti. Ma Gesù sembra anche dirci di guardare fieri in avanti, perchè qualunque cosa non potrà toglierci la prospettiva della liberazione, dal nostro peccato, dal male, dal brutto.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

Un pensiero per riflettere“Santità non è farsi lapidare in terra di Paganìa o baciare un lebbroso sulla bocca, ma fare la volontà di Dio, con prontezza, si tratti di restare al nostro posto, o di salire più alto”.
(Claudel, L’annunzio a Maria, Vita e Pensiero, Milano 1989, pag. 26)