Sabato 24 novembre 2018

Ap 11,4-12; Sal 143 Lc 20,27-40

27 Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28 “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. 29 C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32 Da ultimo anche la donna morì. 33 Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. 34 Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36 e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. 39 Dissero allora alcuni scribi: “Maestro, hai parlato bene”. 40 E non osavano più fargli alcuna domanda.

Il problema posto dai sadducei non è mera filosofia teorica. La risposta a questa domanda ha delle conseguenze, se non immediatamente pratiche, almeno nello spirito con cui si affrontano le questioni pratiche. E’ un mistero e tale credo rimanga per la maggior parte delle persone. E non è detto che sia negativo. Come in tutti i misteri la risposta che diamo è discutibile e va sempre riconfermata e aggiornata. La risposta provvisoria che ci diamo penso derivi da qualche spiraglio della nostra vita che ci illumina almeno per un momento. Il “sentire” che viene dopo la morte di una persona importante per noi o per la quale ci sentivamo importanti (che poi spesso è la stessa cosa). Accorgersi che il legame tra marito e moglie va vissuto intensamente, ma rimane aperto e ci permette di imparare ad amare più intensamente anche gli altri. La presenza improvvisa in ciò che stiamo vivendo di una persona lontana o addirittura morta. Un momento di preghiera comunitario o personale in cui si sente una presenza, una intuizione che sembra venire da fuori di noi, che sia più grande di noi.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

Un pensiero per riflettere „Essere nel deserto vuol dire accorgersi di chi, ai lati della strada, è più disperato di noi, più solo di noi; vuol dire vivere la prossimità. Nel deserto, infatti, la prossimità è come più immediata, perchè si comprende il bisogno di chi è più solo di noi. Nel deserto occorre scegliere tra la fiducia in Dio e la disperazione di chi si butta per terra e si lascia morire.“ CARLO MARIA MARTINI